Carissimi lettori, entrati ormai
nel secondo mese di quarantena, possiamo fare un bilancio provvisorio di
come ci siamo adeguati a questa imprevista Emergenza Coronavirus visto
che il nostro comportamento è l'unico elemento sotto il nostro pieno controllo.
Ognuno ha avuto il tempo per fare
le sue riflessioni, modificare il suo stile di vita cercando e trovando
nuovi stimoli. Sicuramente tutti stiamo cominciando a pensare come dovremo
organizzare la nostra vita quando, finalmente, potremo riprendere,
gradualmente, ad uscire.
Molti avranno anche avuto modo di
apprezzare, io per prima, gli agi delle proprie case, soprattutto se dotate di
un terrazzo o di un piccolo giardino.
Al contrario, possiamo affermare
che per tanti altri questa quarantena forzata non è
proprio lo stesso, anzi. Difficile dimenticarsi di quell’immagine, arrivata
proprio in questi giorni alle nostre case dai principali mass media, delle
fasce di popolazione più povere dell’India che, non potendo beneficiare di una
casa, addirittura, si son ritrovati a dover salire sugli alberi per potersi
distanziare.
Un'altra considerazione che voglio
condividere con voi è il concetto di responsabilità, riferito
soprattutto agli anziani. Mi addolora moltissimo, infatti, assistere,
impotente, al totale disastro delle famigerate R.S.A. (Residenze
Sanitarie Assistite), arrivate del tutto impreparate, o per via di precise
responsabilità (che mi auguro verranno accertate al più presto) o per via di contingenze
organizzative, a questa Emergenza Coronavirus.
In questi
luoghi, infatti, il contagio, tra ospiti ed operatori sanitari, è stato elevatissimo,
con un costo troppo caro di vite e di risorse umane.
In Italia, le Sedi dove gli anziani
si fanno “parcheggiare” con false prospettive di maggior benessere e cura, sono
tantissime.
Io sono profondamente contraria a questi “parcheggi” di fine vita e
invito tutti coloro che hanno raggiunto la pensione ad essere
maggiormente responsabili sul mantenersi in salute,
autosufficienti e, soprattutto, al massimo del controllo delle proprie funzioni
vitali.
Ricordo ancora una ex cliente che,
molto anziana ma ancora in buona salute, decise che "la gestione della
casa era troppo difficile” e che, pertanto, non, volendo nessuna estranea
accanto che l’aiutasse, preferiva affidarsi ad una casa di cura anche
perché “i parenti preferivano cosi”. Inutile
dire che, nel giro di pochi anni, la suddetta donna peggiorò notevolmente, sia
nel fisico che nel morale, non trovando, nella soluzione di una costosa Casa di
Riposo, alcun sollievo.
Io invece sono fermamente convinta
che continuare a vivere nella propria casa, magari anche con aiuti che
difficilmente supereranno i costi proibitivi delle R.S.A., sia il
migliore “elisir di lunga vita” a cui poter aspirare.
L’importante è mettersi d’'impegno per continuare a vivere gestendo il proprio
ambiente. Di certo questo ci allungherà l'esistenza!
Abbiamo ottimi esempi in Calabria e
nell' Ogliastra in Sardegna dove arzilli centenari vivono in casa propria e sono
studiati da famosi Gerontologi. E’ questo l’esempio a cui dobbiamo ispirarci, ovviamente
salute permettendo.
Così facendo, qualora dovesse
giungere nei prossimi decenni una nuova pandemia, saremo sicuramente
più in grado di curarci senza intasare la Sanità Nazionale.
Forse non sono pensieri questi da atmosfera pasquale, ma quest'anno tutto è diverso e ci tenevo a
scriverlo. La Pasqua si
avvicina, ma non sarà certo una Pasqua normale, per cui, tanto vale ragionare e
cercare di trovare soluzioni che ci facciano, almeno intravedere, il “dopo” di
questa grandissima crisi.
Cosa ne pensate? Come sempre, vi
esorto a scrivermi o a rispondermi per poter essere a conoscenza delle vostre
opinioni a riguardo!
Per ora dalla quarantena è tutto,
Alla prossima!
Un caro saluto,
Clelia
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